Galaad Edizioni

Mina de Vanghel – Stendhal

Ci sono quei periodi un po’ così, nei quali le cose da fare sono tante, il caldo brucia quei pochi neuroni buoni rimasti e il temuto blocco del lettore si avvicina. Per scongiurarlo, e per cercare di tirarmi su, mi affido molto spesso ai libri classici, la mia adorata “copertina di Linus“, che mai mi deludono e sempre mi rinfrancano. In questo caso specifico devo ringraziare la Galaad Edizioni, C.E. indipendente nata nel 2006, che portando un nome del genere -mi riferisco al Balsamo di Galaad citato nel Vecchio Testamento- ha avuto su di me un effetto benefico inducendomi a riemergere dall’Ade dei pensieri che attanagliano chiunque, e dandomi la possibilità di avvicinarmi ad un autore di cui, pur avendo un’opera in casa, non ho mai letto nulla. Fino ad ora! L’autore è il francese Stendhal e il libro è Mina de Vanghel, pubblicato ad un prezzo di €10, di cui adesso vi parlo.

2018-07-20 08.10.09.jpgMina è una ricca ereditiera tedesca che come il padre, ex generale prussiano dedito alla filosofia, nutre rigetto nei confronti della corte e delle etichette in favore di sentimenti più vivi e romantici. A seguito della morte dell’amato genitore la giovane Mina si ritrova sola con la madre -un donnino deboluccio e timoroso- che vorrebbe maritarla come si conviene. Mina, che si sente soffocata dai dictat imposti alle ragazze del suo rango, esprime il suo dissenso e ammette di non volere un matrimonio del genere, basato solo su obblighi e circostanze, ma ne desidera ardentemente uno basato esclusivamente sui sentimenti, sull’amore che tutto nutre -e talvolta distrugge-.

Questo amore, frutto del denaro, faceva orrore a Mina.

La giovane Mina si dimostra caparbia e poco ragionevole e questa cosa, alla lunga, tenderà a nuocerle. Decisa a viaggiare e cambiare aria si trasferisce con la madre a Parigi dove, tra balli e incontri, riesce a cogliere le prime differenze tra se stessa e le donne del posto, ma soprattutto le differenze tra gli uomini tedeschi e quelli francesi, da lei definiti ridicoli, affettati e “troppo emozionati”. Si salda nella protagonista il pensiero di un uomo superiore e di un amore vivo, quasi mitizzante, che esuli dalle circostanze e dai lustrini. Fatale sarà l’incontro con il Sig. de Larçay: uomo sposato e con una moglie molto ben vista dalla società parigina.

L’indole tranquilla del Sig. de Larçay spiccava soprattutto se messa a confronto con l’alta società in cui l’avevano collocato patrimonio e il grado di suo padre […] il suo odio per ogni forma di affettazione e di prosopopea, l’avrebbero fatto apparire ai loro occhi come un uomo assolutamente mediocre.

Il Sig. de Larçay -o Alfred- dunque, potrà anche passare per un essere mediocre e schivo, ma agli occhi della ormai diciottenne Mina rappresenta la più pura forma d’amore, l’unica per quale valga la pena di lottare.

Le tedesche, anche le ragazze più ricche, pensano che si debba sposare soltanto l’uomo che si adora.

Questo è il leit motiv della vita della giovane Mina che, con l’aiuto di un complice d’eccezione, del quale si fingerà promessa sposa, metterà a segno il suo ardito e quanto mai angoscioso piano per conquistare le vette della felicità. Ci riuscirà? Come finirà? Questo lo lascio scoprire a voi.

Come vi ho già detto, questo è stato il mio primo approccio a Stendhal e non avevo aspettative che potessero essere disilluse, ma solo la grande speranza che da un libro del genere io potessi trarne insegnamento e giovamento. Così è stato e ne sono pienamente felice. La prosa dell’autore, ampollosa il giusto e diretta, ha reso la lettura fluida e senza intoppi. È una scrittura capace di far respirare a pieni polmoni quelli che sono gli stati emozionali e sentimentali di Mina e degli altri protagonisti. Il senso di lacerazione e malinconia che ho provato mi ha fatto desiderare che ci fossero altre pagine per poter continuare a leggere di Mina. Altra nota super positiva è stata la postfazione che rende estramamente chiaro l’obiettivo dell’autore di porre l’accento sulla contrapposizione tra sentimentalismo passionale tadesco -o del Sud-, incarnato da Mina de Vanghel -e anche da se stesso, viste le presunte origini italiane del nonno materno- e le buone, artificiose e ostentate maniere dei francesi, nonostante fosse egli stesso un francese.

Trovo che, nella sua inquietante e avvilente dolorosità, questa piccola meraviglia stendhaliana, scritta tra il 1829 e il 1830, sia un ottimo apripista per le opere successive -nonostante la pubblicazione postuma- e lasci presagire di fronte a cosa si troverà il lettore. Ci tengo a ringraziare, ancora una volta, la Galaad Edizioni per aver riportato alla luce questa e tante altre opere  -da Tolstoj a Leroux, per citarne alcuni- cadute nel dimenticatoio, ma presentissime nel loro catalogo. Mi sembra alquanto superfluo sottolineare che non solo lo consiglio agli amanti dei libri senza tempo, ma lo consiglio soprattutto a chi, come me, cerca un approccio soft ma di impatto con Stendhal. Non ne resterete delusi!

Non mi resta che salutarvi e augurarvi buone letture, cari Biskotti. Ci risentiamo presto e prima della pausa estiva.

2 pensieri su “Mina de Vanghel – Stendhal”

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